Presenti le ribellule, tiresi@, impronte, popolazione ladyfest diffusa, fikasicula.
La discussione è partita dalle premesse che ci eravamo date. Una descrizione analitica di quello che accade, sul quale tutti gli interventi convergevano, per arrivare alla critica che viene rivolta al movimento antifascista.
Critica costruttiva che aggiunge riflessioni e strumenti a quello che c’e’ già e che propone una rivisitazione del linguaggio che solitamente viene usato (troppo logoro e sessista, si è detto).
In primo luogo la definizione dei soggetti invisibili a partire dai mondi antifascisti. Donne, gay, lesbiche, trans, etc. La necessità di rimettere in discussione le nostre pratiche e di confrontarle con il mondo dei e delle migranti troppo spesso assimilate ad una pratica antifascista che non tiene conto delle loro culture.
La descrizione che ne viene fuori è di una cultura antifascista molto ideologica con esempi di discriminazione nelle pratiche, nei linguaggi usati e nelle dinamiche riproposte.
La proposta parte dall’analisi dell’uso che il fascismo fa della comunicazione. Si pone dunque la necessità di proporre delle pratiche alternative e che coesistano con altre già esistenti.
Pratiche non sessiste e machiste che usino i canoni della guerrilla semantica e semiotica, della guerrilla marketing per intervenire sul piano della comunicazione e della immagine, ovvero il piano attraverso il quale il fascismo consolida potere e acquisisce consenso.
La discussione teorica ha preso spunto dai contributi che sono stati già pubblicati sul blog antifascismo viola, dal contributo in slide di fikasicula e dal video sull’estremista di destra tradotto dalla rosebud crew così come da interessantissime considerazioni che sono state fatte durante il workshop.
Tanti i fascismi individuati, da quello che costringe in schiavitù i migranti nelle professioni a quello dei corpi che vengono assoggettati ad una unica sessualità riproduttiva e conforme ai canoni di vita e immagine che ci impongono. Una pratica sovversiva proposta è quella di riproporre i corpi “al naturale”, i nostri desideri, le nostre vere sembianze non televisive, non patinate, sporche di vita e delle identità alle quali ci piace appartenere.
Qualche proposta pratica: l’idea di un test scritto e sotto forma di quiz da fare in video. L’idea di una parodia satira sul test d’ingresso nella nazione. L’idea di creare un personaggio che diventi riconoscibile come veicolo della comunicazione antifascista (sull’esempio di anna adamolo, san precario, serpica naro).
E’ necessario individuare slogan, segni, parole che diano vita ad una campagna.